La verità sul danno in re ipsa: come risolvere il problema in 3 semplici passi

Hai mai sentito parlare di danno in re ipsa?

Vuoi saperne di più e capire se puoi sfruttare questa formula per ottenere finalmente il risarcimento dei danni causati da imprenditori che giocano sporco?

Beh, allora continua a leggere!

DANNO IN RE IPSA

IL DANNO IN RE IPSA PER IMPRENDITORI MODERNI

(E NON).

Essere imprenditori di successo non è facile, soprattutto in questo periodo dove si moltiplicano le aziende che producono o vendono servizi simili.

Perché oggi innovare è davvero difficile!

A questo si deve aggiungere che non tutti gli imprenditori giocano in modo pulito e molti, piuttosto che lavorare duro per conquistare la propria clientela, fanno i furbi cercando di denigrare, danneggiare, mettere in cattiva luce altri imprenditori che si occupano delle stesso settore.

Questa altro non è che concorrenza sleale.

In passato per ottenere il risarcimento per questa tipologia di illecito, si parlava di danno in re ipsa: si tratta di una locuzione che deriva dal latino e vuol dire in “se stesso“.

Cioè si riteneva che il danno fosse implicito nel comportamento stesso e quindi non ci fosse bisogno di dimostrarlo.
Oggi, invece, diverse sentenze hanno fatto venir meno questo principio.

Da ultimo, si ricorda Cass., 14/02/2020, n. 3811: “Il danno cagionato dagli atti di concorrenza sleale non è in re ipsa ma, quale conseguenza diversa ed ulteriore rispetto alla distorsione delle regole della concorrenza, necessita di prova secondo i principi generali che regolano il risarcimento da fatto illecito, sicché solo la dimostrazione della sua esistenza consente l’utilizzo del criterio equitativo per la relativa liquidazione.”

Inutile dilungarsi in questo momento nel percorso logico-giuridico che ha portato i giudici ha stabilire l’inesistenza del danno in re ipsa.

Basta dire che oggi il danno deve essere provato, anche se sulla base di indizi (purché gravi, precisi e concordanti: art. 2729 c.c.) e non di vere e proprie prove.

 

COME SFRUTTARE IL DANNO IN RE IPSA OGGI.

Dopo aver letto questa prima parte potrai pensare: ecco sono fritto, non riuscirò mai ad ottenere giustizia!

In verità le cose non stanno così.

Ecco come puoi difenderti.

Se un imprenditore poco leale ha leso la tua immagine, l’immagine della tua azienda, il tuo marchio o logo con forme di denigrazione, confusione, o pubblicità ingannevoli, puoi in tre semplici passi riparare il danno subìto. Anche senza la dimostrazione di un pregiudizio.

Esistono infatti vari strumenti che ti consentono di eliminare il danno in re ipsa e quindi di “ripulire” l’immagine della tua impresa.

Se, poi, hai subìto pure pregiudizi economici (calo delle vendite, aumenti dei costi), potrai avere, pensa un po’, anche un risarcimento del danno!

Ovviamente più elementi riesci a portare davanti ad un giudice, maggiori benefici potrai ottenere, anche perché chi si è comportato in modo sleale cercando di lucrare distruggendo ciò che tu hai creato, di certo non merita rispetto (diciamolo: è proprio un poco di buono!).

Anche se la rabbia quando si subiscono scorrettezze è molta, perché con il lavoro devi mantenere te stesso, la famiglia e tutelare anche i dipendenti che dalla tua attività traggono sostegno, è bene agire con razionalità.

Basta farti il fegato amaro!

In questo può aiutarti concorrenzaslealeaddio.it, il primo sito nato proprio per aiutare le persone come te che sono state offese, oltraggiate e stanno subendo danni economici dalla concorrenza sleale di qualche furbacchione.

LA GUIDA DEFINITIVA PER AVERE UN RISARCIMENTO

Ecco, ora che abbiamo fatto chiarezza, finalmente la soluzione in 3 semplici passi per ottenere quanto ti spetta.

1) DIFFIDA DEGLI SCONOSCIUTI!

La prima cosa da fare è inviare una diffida stragiudiziale al tuo concorrente.

Si tratta di una raccomandata a/r o di una pec che descrive il comportamento denigratorio, confusorio, scorretto, lesivo posto in essere dal concorrente e lo diffida ad astenervisi e a risarcire i danni provocati.

È la classica lettera scritta dall’avvocato per invitare la controparte a smettere il suo comportamento e a risarcire i danni, minacciando altrimenti di procedere per vie giudiziarie.

Se vuoi conoscere i profili di una diffida stragiudiziale e come fare per compiere tale atto, scarica l’E-book gratuito e potrai saperne di più.

2) ED ORA LE PUBBLICAZIONI (no, non quelle di matrimonio!)

Dopo aver compiuto questo primo importante passo, se non sortisce alcun effetto, pubblicare la diffida (oppure uno o più comunicati stampa) nel modo che ritieni più efficace perché la tua clientela e i tuoi fornitori siano informati; attento, però, a non violare i criteri della correttezza professionale nella stesura dei testi.

È opportuno attenersi sempre ai principi della correttezza professionale e rappresentare il fatto in modo veritiero e corretto, nella sua oggettività. Altrimenti, rischi di compiere un atto di concorrenza sleale!

[infobox color=”#efefef” textcolor=”#000000″ icon=”exclamation-circle”]La divulgazione di notizie vere integra l’illecito di concorrenza sleale per denigrazione solo se effettuata in modo tendenzioso e subdolo, e cioè quando il fatto non è presentato nella sua oggettività e l’esposizione di esso getta discredito sul concorrente (così, Trib. Benevento, 13/2/2020, n.347; Trib. Torino, 20/9/2010; v. pure Cass. 2020/1982; Trib. Bologna, 6/2/2009; Trib. Catania, 19/6/1998 [/infobox]

Contestualmente, o dopo la pubblicazione della diffida, puoi chiedere al giudice un provvedimento di inibitoria urgente.

Si tratta di una misura cautelare con cui si ordina la cessazione immediata della condotta sleale, volta non solo ad evitare che nel frattempo possano esservi ulteriori danni, ma anche a ripristinare la giusta concorrenza, distorta dai comportamenti scorretti del tuo competitor.

Altra importante misura cautelare avente le stesse funzioni è il ritiro dal commercio dei prodotti del concorrente sleale.

Puoi anche pubblicare questo provvedimento, così aumentandone gli effetti, attenendoti sempre ai principi della correttezza professionale.

Per compiere questi importanti passi devi rivolgerti ad un avvocato esperto del diritto di impresa ed in particolare in concorrenza sleale. ricorrere ala tutela cautelare e pubblicare il provvedimento.

3) PRONTO, CHI È?

A questo punto l’ultimo passo è procedere alla chiamata in giudizio della controparte al fine di ottenere una sentenza definitiva. La misura cautelare, per quanto efficace e veloce, ha infatti carattere provvisorio e può anche essere revocata.

Durante il giudizio sarà molto importante provare il danno subito, sotto forma dell’aumento dei costi e del mancato guadagno derivato dalla condotta sleale del tuo concorrente.

Oltre al danno patrimoniale sarà possibile avere anche il risarcimento del danno non patrimoniale, come quello all’immagine della tua azienda, sempre che tu sottoponga al giudice dei pregiudizi che non sono possano essere risarciti attraverso l’ordine di cessazione della condotta sleale, la pubblicazione della sentenza, il ritiro dal commercio dei prodotti.

L’ammontare del danno non patrimoniale viene stabilito in via equitativa dal giudice (art. 1226 c.c.), sulla base dei fatti e dei pregiudizi che il tuo avvocato esperto in diritto d’impresa avrà cura di prospettare e provare, anche in via indiziaria (Cass. 10/05/2017, n. 11446; Cass. 13/10/2016 n. 20643).

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Nessun problema! Possiamo aiutarti gratuitamente a proteggere la tua impresa da questi disgraziati a patto che tu ci scrivi attraverso il nostro modulo di contatto.

Perché il nostro lavoro è proteggere la tua unicità.
E quella della tua impresa.

Avv. Sabrina Scarparo