Danno emergente: 5 trucchi per incastrare il “bastardo” senza buttare soldi preziosi

Quanto duro lavoro ti è costato avviare la tua azienda?

Tanto, vero?!

E ora qualcuno sta sfruttando il tuo sudore a suo favore con la sua concorrenza sleale?
Allora sei nel posto giusto per tutelare il tuo patrimonio e ottenere il ristoro del danno emergente.
La prima cosa da fare è capire cos’è il danno emergente… altrimenti di cosa parliamo?

Spesso il diritto usa dei termini difficili da interpretare, e noi siamo qui apposta per aiutarti a fare chiarezza!

Danno emergente

COS’È IL DANNO EMERGENTE IN PAROLE SEMPLICI?

Il danno emergente è semplicemente la perdita subita, in termini di spese e costi sostenuti.

Il danno emergente deve essere distinto dal lucro cessante, che è il mancato guadagno causato da un comportamento contrario ai doveri della correttezza professionale.

Ne è un esempio la riduzione del tuo fatturato dovuta alla concorrenza sleale di un altro soggetto che vende prodotti di qualità inferiore spacciandoli per identici ai tuoi, o che si è appropriato con altri mezzi della tua clientela.

Ricorda che anche il lucro cessante può avere tutela!

La prima cosa che devi sapere prima di iniziare a cercare tutela contro un’azienda concorrente, è che sei tu a dover dimostrare comportamento sleale e danno, non è colui che si sta comportando in modo disonesto a dover provare il contrario.

Detto questo, se leggi bene i consigli contenuti in questa guida, potrai ottenere anche il risarcimento dei costi sostenuti per provare il danno emergente.

 

1) UNA PUBBLICITÀ ALLUNGA LA VITA

La prima cosa da fare per difendere la tua azienda è iniziare una campagna di informazione, o semplicemente una campagna pubblicitaria, tesa ad informare la tua clientela del tipo di concorrenza sleale in atto in tuo danno.

È importante che tu descriva bene il comportamento del concorrente sleale e gli effetti che può avere sulla tua clientela, in modo da informare nel modo più veritiero, oggettivo e corretto possibile, senza offendere il tuo concorrente, né metterlo in cattiva luce.

Devi, in poche parole, rispettare i doveri della correttezza professionale, altrimenti rischi di incappare a tua volta in un atto di concorrenza sleale!

Ad esempio, se sei titolare di un centro estetico affermato e il tuo concorrente usa segni distintivi simili ai tuoi, devi informare la tua clientela, anche potenziale, che la tua impresa ha un’unica sede e l’iniziativa del tuo concorrente mira solo a generare confusione.

Ovviamente questo tipo di comunicazione volta a limitare i danni ha un costo.

Per ottenere la restituzione delle spese sostenute deve essere provato che tali spese sono superiori rispetto alla media delle spese promozionali affrontate in modo ordinario.

Basta comparare le spese sostenute negli anni antecedenti a fini promozionali e quelle sostenute nell’anno in corso.

 

2) BEH, ANCHE GLI ESPERTI POSSO DARTI UNA MANO

Oltre alle spese promozionali che servono ad aiutarti a riportare di nuovo a livelli ordinari la tua attività, devi anche concretamente provare che un determinato soggetto ti sta facendo concorrenza sleale.

Allora devi avere documenti tecnici in grado di dimostrare ciò.

Occorrono consulenze tecniche di persone qualificate nel settore di cui ti occupi, investigazioni, testimonianze, diffide stragiudiziali che invitino la controparte a smettere di avere quel determinato comportamento che sta danneggiando la tua attività.

Infine, possono essere necessari pareri legali.

Questi atti hanno particolare rilevanza davanti al giudice perché sono redatti da soggetti qualificati.

Ovviamente anche i costi sostenuti per tali atti costituiscono un danno per chi deve subire atti di concorrenza sleale.

 

3) E IO PAGO… E INVECE NO!

La terza mossa per ottenere il massimo risarcimento del danno emergente è, appunto, allegare tutte le fatture relative ai costi sostenuti per le attività viste finora.

 

4) SE FAI LE COSE BENE BENINO…

Il quarto consiglio è strettamente connesso al terzo: per tutti i pagamenti effettuati al fine di dimostrare la concorrenza sleale esercitata dal soggetto di turno, è bene indicare sempre nel modo più puntuale possibile la causale del pagamento.

Così non ti potranno contestare le fatture e sostenere che tali spese potrebbero essere state sostenute per motivi diversi e non riconducibili in modo certo alla concorrenza sleale.

Abbi cura, inoltre, di conservare le ricevute di pagamento (se paghi contanti), o le copie degli assegni o delle ricevute di bonifico con cui paghi le fatture. E mi raccomando: paga sempre dal conto della tua impresa e mai da quello personale!

Tali documenti sono necessari per provare l’effettivo esborso di danaro.

 

5) OCCHIO ALLE SOPRAVVENIENZE STRAORDINARIE?!

Si arriva quindi all’ultimo consiglio, il quinto. E forse, per esperienza, il più sottovalutato!

Tutti gli imprenditori che esercitano attività commerciale hanno l’obbligo di tenere le scritture contabili (artt. 2214 e ss. c.c.). Per tale ragione, anche le spese sostenute per difenderti da atti di concorrenza sleale devono essere registrate nella contabilità aziendale.

Il modo migliore per farle emergere è annotarle tra le sopravvenienze straordinarie, cioè spese sostenute per fatti estranei alla gestione di impresa. Ovvero per spese che non sono derivate da cattiva gestione o da acquisti, ma da un qualcosa non preventivato e che in un certo senso arriva “dall’esterno”.

In tale voce non a caso vanno indicate anche le sopravvenienze derivanti da furti.

Ti sembra difficile? In realtà non lo è: basterà chiedere al commercialista o ad un tecnico competente.

Oltre a questi preziosi suggerimenti, ne potrai trovare altri contattando i nostri professionisti potranno attraverso questo link.

 

Perché il nostro lavoro è proteggere la tua unicità.
E quella della tua impresa.

Avv. Alfredo Buccella