NECESSITÀ DELLA PROVA DELLE CONSEGUENZE DANNOSE DELL’ILLECITO

Forse ora ti stai domandando perché sussiste la necessità della prova delle conseguenze dannose dell’illecito, se hai già dimostrato che il concorrente sleale ti ha sottratto decine di clienti, operando un vero e proprio storno di clientela.

Certo che a volte il diritto è davvero incomprensibile…

Capisco che in questo momento puoi essere pervaso dalla rabbia e proprio perché è importante, per prendere la decisione migliore, affrontare questi argomenti con la dovuta lucidità, voglio condividere con te alcune riflessioni sulla necessità della prova delle conseguenze dannose dell’illecito.

LE TUTELE TIPICHE NELLA CONCORRENZA SLEALE

Quando accade che un imprenditore compie atti di concorrenza sleale, chi li subisce ha bisogno di una forma di tutela che non è di carattere risarcitorio in seso stretto.

Difatti, chi subisce la concorrenza sleale ha bisogno di provvedimenti che inibiscano la continuazione degli atti di concorrenza sleale e ne eliminino gli effetti (art. 2599 c.c.).

FACCIAMO QUALCHE ESEMPIO

Se, ad esempio, un’impresa sta commercializzando prodotti contraddistinti da un marchio che costituisce imitazione servile di un altro e che generano confusione tra i consumatori rispetto ai prodotti contraddistinti col marchio originale, la tutela tipica consiste nell’inibire la produzione di quei prodotti, nel vietare l’uso del marchio imitato, nell’ordinare il ritiro dal commercio dei prodotti contraddistinti dal marchio imitato.

IL RISARCIMENTO DEL DANNO E’ EVENTUALE…

Ecco svelato il motivo per il quale il risarcimento del danno è una forma di tutela ulteriore ed eventuale.

Ecco la ragione perla quale vi è la necessità della prova delle conseguenze dannose dell’illecito: perché l’inibizione della produzione, il divieto dell’uso del marchio, il ritiro dei prodotti dal commercio già costituiscono forme di riparazione dei pregiudizi subiti dalla vittima di concorrenza sleale.

…TUTTAVIA SEMPRE POSSIBILE

Tuttavia, se sussistono danni ulteriori che le predette forme di tutela non riescono a riparare, è giusto che questi vengano risarciti, a condizione che si rispettino le regole di cui all’art. 2043 c.c., tra le quali vi è necessità della prova delle conseguenze dannose dell’illecito da parte del danneggiato.

OCCHIO A CHI TI AFFIDI!

Un altro motivo per il quale sussiste la necessità della prova delle conseguenze dannose dell’illecito è che oggi il danno in re ipsa non esiste più.

Ciò vuol dire che non puoi limitarti ad invocare il comportamento lesivo del concorrente sleale per ottenere automaticamente il risarcimento dei danni, ma è necessario che tu dia la prova dell’esistenza e dell’entità del danno e che questo sia la conseguenza del fatto dannoso.

SE SAI COME USARLA…

Insomma, vista la complessità e la delicatezza delle questioni, è sempre bene affidarsi ad un avvocato esperto, che sia anche onesto.

Egli, infatti, deve saperti consigliare, talvolta contro i suoi stessi interessi, quando è il caso di formulare anche una richiesta di risarcimento danni, quando, invece, non sussistono i presupposti e anche quando, magari, è più conveniente giungere ad una transazione, abbandonando il giudizio

…LA LEGGE E’ CON TE!

Ad alleggerire l’onere probatorio dell’imprenditore danneggiato c’è l’art. 2600, co. 3, c.c., per il quale accertati gli atti di concorrenza sleale la colpa – altro elemento essenziale per ottenere il risarcimento – si presume.

COME FORNIRE LA PROVA DEL DANNO

Per fornire la prova del danno è importante che tu conservi tutti i documenti che attestino le spese sostenute per accertare la concorrenza sleale del tuo rivale, come ad esempio le indagini investigative.

Come pure dovrai conservare i documenti che provano le spese sostenute per difenderti dalla concorrenza sleale, come ad esempio le spese legali e le spese per maggiori costi pubblicitari.

UN AIUTINO IN PIU’?

E’ opportuno che tutti i pagamenti siano tracciabili e rechino una specifica causale Inoltre, tutti i documenti vanno inseriti in una ordinata contabilità, perché può essere necessario esibirla al Giudice insieme ai documenti.

Come pure è opportuno documentare il decremento delle vendite e ricollegarlo, anche tramite perizie di esperti, al comportamento scorretto del concorrente, escludendo che il calo del fatturato possa essere ricollegato ad altre cause.

Talvolta, può essere necessario provare l’utile conseguito dal concorrente sleale.

COME PROVARE I DANNI NON PATRIMONIALI

Esistono poi i danni non patrimoniali, i quali pure non sono in re ipsa, ma possono essere provati per presunzioni, secondo quanto allegato dal danneggiato ed in base all’id quod plerumque accidit.

COSA VUOL DIRE?

Vale a dire che il Giudice, secondo il suo prudente apprezzamento, riterrà sussistenti e provati quei danni che in base alla comune esperienza sono normalmente ricollegabili alla lesione dell’interesse (di rilevanza penale o costituzionale) prospettata dal danneggiato.

Per il risarcimento di tali danni, è necessario, oltre alla loro effettiva sussistenza, che tu ti avvalga anche dell’abilità di un bravo avvocato, esperto prima in diritto civile e poi specializzato nella concorrenza sleale.

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Avv. Alfredo Buccella